PARAFRASI L’IRA DI ACHILLE
PARAFRASI L’IRA DI ACHILLE
Di nuovo allora il Pelìde con parole ingiuriose
investì l’Atride e non trattenne il corruccio:
225 “Ubriacone, occhi di cane, cuore di cervo,
mai vestire corazza con l’esercito in guerra
né andare all’agguato coi più forti degli Achei
osa il tuo cuore: questo ti sembra morte.
E certo è molto più facile nel largo campo degli Achei
230 strappare i doni a chi a faccia a faccia ti parla,
re mangiatore del popolo, perché a buoni a nulla comandi;
se no davvero, Atrìde, ora per l’ultima volta offendevi!
Ma io ti dico e giuro gran giuramento:
sì, per questo scettro , che mai più foglie o rami
235 metterà, poi che ha lasciato il tronco sui monti,
mai fiorirà, ché intorno ad esso il bronzo ha strappato
foglie o corteccia: e ora i figli degli Achei
che fanno in giustizia lo portano in mano: essi le leggi
in nome di Zeus mantengono salde. Questo sarà il giuramento.
240 Certo un giorno rimpianto d’Achille prenderà i figli degli Achei,
certo un giorno verrà rimpianto di Achille ai figli degli Achei,
a tutti quanti, e allora non sarai capace, per quanto ti affligga ,
di dare un aiuto, quando molti per mano di Ettore massacratore
cadranno morendo; e tu dentro ti mangerai l’anima,
245 crucciandoti che al migliore degli Achei negasti un compenso
disseminato di chiodi d’oro. Poi egli sedette.
Dall’altra parte, l’Atride era furioso…
PARAFRASI
Allora Achille investì di nuovo con parole offensive Agamennone, figlio di Atreo,
senza trattenere la rabbia e dicendo: “Ubriacone, dagli occhi senza forza come un
cane e pauroso come cervo, il tuo cuore non ha mai osato farti indossare la corazza
per combattere in guerra con l’esercito o per tendere agguati con gli Achei più
valorosi: ti sembrerebbe di morire di paura.
Per te è molto più facile strappare i doni a chi osa affrontarti direttamente
restandotene nel campo sicuro dei Greci,
o re che ti approfitti del popolo perché comandi a dei vili; se così non fosse, figlio di
Atreo, avresti offeso per l’ultima volta perché qualcuno si sarebbe opposto. Ma io
faccio un solenne giuramento su questo scettro che non metterà più foglie o rami
(visto che il tronco da cui deriva si trova sui monti), e che non fiorirà mai più dato
che un’ascia di bronzo gli ha tolto foglie e corteccia, tanto che ora i re Greci
amministrano la giustizia tenendolo in mano per far rispettare le leggi in nome di
Zeus. Giuro che un giorno tutti i Greci, quando moriranno in gran numero
massacrati da Ettore, rimpiangeranno Achille e tu ti struggerai di rabbia, per non
aver soddisfatto me, che sono il più forte tra i Greci.
Achille, figlio di Peleo, disse così e poi gettò a terra lo scettro disseminato di chiodi
d’oro. Poi si sedette, mentre Agamennone, figlio di Atreo era rabbioso…